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IL PALAZZO DEL PRINCIPE

La nuova Amministrazione Comunale si propone di riportarlo al primiero fasto perché rappresenta il fiore all'occhiello del nostro piccolo centro montano.

Quando si parla del Principe, bisogna riferirsi a Don Filippo I Amato che fu il primo ad abitare la sontuosa costruzione che rimane isolata rispetto agli altri palazzi baronali che delimitano da un lato la spaziosa piazza S. Giacomo; successivamente giunsero altri rinomati casati nobiliari: gli Squiglio, i Lanza, i De Spuches, i Marchiolo e infine i fratelli Stazzone che vendettero il palazzo alla Regione Siciliana e questa lo devolse all'Amministrazione Comunale di Galati Mamertino per l'esercizio delle attività culturali.

E' un'ispirazione di stampo tardo - cinquecentesca, le cui caratteristiche sono, fra l'altro, l'atrio e la corte aperta sul giardino, con scalone e loggia al piano nobile. Nel passato decennio si è iniziato il primo lotto per i lavori di restauro, che ancora non sono stati ultimati.

Si rendono necessari, per il completamento, adeguati finanziamenti, perché possa essere adibito a sede di un Museo Polivalente, sale riunioni, convegni, biblioteca Comunale, archivi vari.

 

IL CASTELLO

Per quattro secoli la vita feudale di Galati si svolse intorno al Castello, una imponente costruzione su un acrocoro roccioso, di cui adesso esistono solo i ruderi poiché tutto hanno messo in rovina l'incuria delle popolazioni e l'inclemenza erosiva del tempo. L'origine è incerta.

Alcuni studiosi la fanno risalire all'epoca araba, altri a quella normanna; un autore anonimo del "600" dice di avere scorto " una durissima pietra in cui stanno scolpite alcune lettere greche" e dice ancora: " In alcune rilevai l'Olimpiade IX, a richiesta di Placido Bisiniano".

Resta un Mistero racchiuso nelle vaghe formule interpretative del tempo. Come riferisce l'anonimo, il castello aveva molte stanze e cisterne e la magnificenza di Don Antonio Amato Principe di Galati ( 1643 - 1667) vi faceva rinchiudere i delinquenti, giacchè i Principi del tempo esercitavano anche il potere giudiziario.

Anni fa, per dare un assetto a quei ruderi ed evitare i pericoli dello strapiombo, è stato istituito un cantiere, ma i lavori espletati hanno mortificato l'importanza dei reperti lapidei.

Rimane la curiosità storica e occorrerebbero lavori di scavo, almeno in qualche zona angolare, per tentare il rinvenimento di qualche elemento che possa dar lume.

Metterebbe in discussione la tesi di una costruzione araba l'esistenza, dalla parte di nord est, dei ruderi dell'abside di una cappella interna al castello dedicata all'Arcangelo San Michele.

 

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